La Sfida del Futuro

Il 21 luglio, data storica per antonomasia, i leader dell’UE hanno approvato il piano per la ripresa dell’economia europea. Una sfida decisiva per l’Italia e per il Molise.

Come funziona e cosa sostiene.

Non sappiamo se sia stata la luna nuova, che sorgeva proprio quella notte, a ispirare i 27 leader dell’Unione Europea, o l’evocazione dello spirito di quelle orme che Neil Armstrong, la stessa notte di poco più di mezzo secolo prima, lasciò nella polvere di un immenso cratere dal nome beneaugurante di Mare della Tranquillità. Ma la decisione assunta dal Consiglio Europeo il 21 luglio scorso, dopo 4 giorni di dibattito acceso e di laboriosi negoziati, è senza dubbio di quelle destinate a diventare storia. Spingendo persino Charles Michel, questo riservato 44enne ex-sindaco di Wavre, vicino Bruxelles, attuale Presidente del Consiglio Europeo, a definirlo senza giri di parole: “Un momento storico.”nel quale  “Abbiamo rinnovato le nostre promesse di matrimonio per i prossimi 30 anni. L'Europa c'è, forte e fiera”.

Un entusiasmo comprensibile di fronte ad un risultato quale quello raggiunto: 1.824 miliardi di Euro (qualcosa come 3 milioni e 500mila miliardi delle vecchie lire) uno sforzo complessivo di dimensioni superiori a quelli messi in campo da Cina e USA, che unisce il quadro finanziario pluriennale (QFP) ordinario, con uno sforzo straordinario per la ripresa, ossia il Recovery Fund, nell’ambito dello strumento Next Generation EU, proposti dalla Commissione Europea.

Dunque se la dotazione del QFP - pari a 1.074,3 miliardi di Euro -  pur essendo inferiore a quella proposta a febbraio prima della esplosione dell’emergenza sanitaria, frutto di due anni di discussioni tra gli Stati membri, consentirà all'UE di realizzare i suoi obiettivi a lungo termine in tutti i settori chiave (dal mercato unico, innovazione e agenda digitale all’ambiente e risorse naturali, dalla coesione, resilienza e valori sino alla migrazione e gestione delle frontiere) è ai mezzi straordinari del Recovery Fund che è richiesto di affrontare le sfide poste dalla pandemia di Covid-19. 

COS’È IL RECOVERY FUND

Lo strumento, i cui tre pilastri sono stati già illustrati nel precedente numero della nostra Newsletter, è quello del Programma Next Generation EU che in base allo storico accordo dei Paesi Membri consentirà alla Commissione di contrarre prestiti sui mercati internazionali fino a 750 miliardi di Euro da destinare a 7 programmi distinti:
•    Dispositivo per la ripresa e la resilienza: 672,5 miliardi di Euro
•    REACT-EU: 47,5 miliardi di Euro 
•    Orizzonte Europa: 5 miliardi di Euro
•    InvestEU: 5,6 miliardi di Euro
•    Sviluppo rurale: 7,5 miliardi di Euro
•    Fondo per una transizione giusta (JTF): 10 miliardi di Euro
•    rescEU: 1,9 miliardi di Euro

LA FORMA DEGLI AIUTI NEL RECOVERY FUND

Dei 750 miliardi di Euro previsti, 390 miliardi verranno erogati sotto forma di sovvenzioni, che non dovranno quindi essere ripagate dai Paesi destinatari, mentre 360 miliardi di Euro verranno distribuiti sotto forma di crediti naturalmente da restituire (a tassi nulli). Ciò rappresenta uno dei punti chiave negli esiti delle trattative condotte in seno al Consiglio europeo e di cui tanto si è parlato suoi media durante le settimane che lo hanno preceduto e nei 5 giorni in cui si è tenuto.  Che ha visto, da un lato, i cosiddetti Paesi “frugali” - ossia Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, a cui durante il Consiglio si è aggiunta la Finlandia - schierati per una soluzione di aiuti esclusivamente sotto forma di crediti e, dall’altro, Francia e Germania, che avevano proposto 500 miliardi in forma di sole sovvenzioni.  

LE RISORSE DEL RECOVERY FUND: UN PASSO STORICO

Un elemento di enorme importanza nella decisione di adottare il programma Next Generation EU è che, per la prima volta nella storia dell’Unione, abbattendo un tabù monetario che costituiva una sorta di “frontiera” politica e culturale del progetto di unificazione, i Paesi Membri hanno deliberato una forma di condivisione del debito. La Commissione Europea, infatti, al fine di reperire le risorse necessarie, potrà emettere titoli comuni (Eurobond) sui mercati finanziari: gli Stati membri non dovranno erogare denaro, ma solo esprimere una garanzia rispetto al fatto che nel caso di necessità sostengano i titoli. E i soldi saranno distribuiti (a tranche) ai paesi maggiormente colpiti dal Covid (Italia e Spagna in primis) decretando la nascita dell’embrione di un bilancio federale.
Il debito complessivo di 750 miliardi di Euro dovrà essere ripagato dall’UE entro la fine del 2058, ma si inizierà a farlo ancora all’interno dell’attuale esercizio di bilancio settennale, ossia prima del 2028. Quanto alle modalità di restituzione è ipotizzabile che ciò avvenga con l’aumento dei contributi nazionali degli Stati membri oppure mediante accesso a nuove fonti di reddito. 

LE CONDIZIONALITA’ E IL “FRENO D’EMERGENZA”

La sfida del futuro

A differenza di quanto chiesto dai Paesi “frugali”, non ci sarà un espresso diritto di veto da parte dei governi. 
Al fine di accedere alle risorse previste i singoli Paesi membri dovranno presentare alla Commissione, che avrà 2 mesi per approvarli, dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza per il periodo 2021-2023 in cui espongono come verranno utilizzati gli aiuti, orientandosi alle raccomandazioni ricevute. In seconda battuta, entro 4 settimane, il Consiglio si esprimerà a maggioranza qualificata sui piani approvati dalla Commissione. L'erogazione delle sovvenzioni avrà luogo solo se sono conseguiti i target intermedi e finali concordati, stabiliti nei piani.  
La valutazione condotta dalla Commissione seguirà il criterio della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro. Anche l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale rappresenterà una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva. 
Lo strumento del "freno d’emergenza" previsto dagli accordi di luglio (che rappresenta un’involuzione del “diritto di veto” proposto dall’Olanda) implica che sia la Commissione ad avere l'ultima parola per sbloccare i fondi del Recovery Fund. Poi il Comitato economico e finanziario, organo consultivo dell'Ue, dovrà valutare se gli Stati che richiedono gli aiuti hanno raggiunto gli obiettivi promessi. In questo processo, un Paese, in casi eccezionali, potrà chiedere di approfondire in sede di vertice UE se effettivamente un altro Stato membro abbia messo a punto le riforme annunciate. Ciò comporta che l’erogazione del sostegno ad un Paese possa essere rallentata in attesa dell’attuazione delle riforme previste.

I PROSSIMI PASSAGGI DEL PACCHETTO UE 

Secondo l’accordo raggiunto, gli aiuti dovrebbero essere disponibili già all’inizio del 2021, ma il pacchetto Ue, comprensivo di bilancio pluriennale e Recovery Fund, deve ancora essere varato sia dal Parlamento Europeo che dai parlamenti nazionali.

IL RECOVERY FUND PER L’ITALIA E IL MOLISE

Il nostro Paese, assieme alla Spagna, sarà il maggior beneficiario del fondo. All’Italia andranno infatti 209 miliardi di Euro, ben il 28% del totale, più soldi di quelli inizialmente previsti dalla Commissione UE (173 miliardi di euro) di cui: 
•    81,4 miliardi come aiuti a fondo perduto
•    127,4 miliardi come prestiti da dedicare alle riforme che seguano le “priorità” (Green Deal e transizione digitale) e le “raccomandazioni” dell’Unione Europea. 
Dunque l’Italia e con essa il Molise hanno di fronte a sé un’opportunità straordinaria di raccogliere la sfida del futuro. Quella di mettere a punto e realizzare un piano di ripresa triennale (il 70% delle sovvenzioni - circa 146 miliardi - sarà impegnato nel 2021 e nel 2022 e il restante 30% - 63 miliardi - nel 2023) dotato delle risorse equivalenti ad almeno 6 o 7 manovre finanziarie ordinarie. Il nostro Paese, infatti, per la prima volta, nei prossimi 7 anni da contribuente netto diventerà beneficiario delle risorse europee.

 Da un lato occorre dunque realizzare le riforme strutturali, quelle misure di modernizzazione del funzionamento del nostro Paese richieste dall’UE, ovvero la riforma della giustizia, del fisco e del lavoro. Dall’altro c’è la necessità di stimolare la crescita creando nuovi posti di lavoro e contribuendo alla transizione verde e digitale dell’economia italiana. Il 30% della spesa totale a titolo del QFP e del Next Generation EU sarà destinato infatti a progetti legati al clima in linea con l'obiettivo dell'UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, come pure con gli obiettivi dell'UE in materia di clima a Orizzonte 2030 (cui sono rivolte le misure previste dal “Green Deal” della Commissione guidata da Ursula von derLeyen) e con l'Accordo di Parigi.
Pur se ancora in corso la discussione (i piani nazionali devono essere presentati alla Commissione entro ottobre) quello che sta mettendo a punto il nostro Paese prevede 3 linee strategiche:
•    modernizzazione del Paese,
•    transizione ecologica,
•    inclusione sociale e territoriale e parità di genere, articolate in 9 ambiti di intervento e 7 macro-settori da rilanciare, tra cui quello sanitario, per un totale di 137 progetti. Questi i 9 ambiti:
1.    un Paese “completamente digitale”: tra i progetti  il rinnovamento e lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione e di trasporto (5G e fibra ottica); 
2.    il secondo ambito di intervento è "un Paese con infrastrutture sicure ed efficienti” (che prevede ad esempio l'estensione dell’alta velocità ferroviaria al Sud);
3.    il terzo ambito di intervento è finalizzato a "un Paese più verde e sostenibile” attraverso il sussidio all’efficientamento energetico dell’edilizia pubblica e privata e il sostegno alla mobilità sostenibile e alla transizione verso un’economia circolare;
4.    quarto ambito è quella per "un tessuto economico più competitivo e resiliente” con l'obiettivo di "creare un ambiente favorevole all’innovazione, promuovere la ricerca e utilizzare al meglio le tecnologie disponibili per incrementare la produttività dell’economia e la qualità della vita quotidiana”;
5.    il quinto punto di intervento è "un piano integrato di sostegno alle filiere produttive”: la sanità e la farmaceutica, il turismo e i trasporti, le costruzioni, la produzione e distribuzione di energia, la meccanica avanzata e la robotica, la siderurgia, l’auto e la componentistica, l’industria culturale;
6.    sesto ambito di intervento è "una Pubblica Amministrazione al servizio dei cittadini e delle imprese” per la quale saranno fondamentali la transizione digitale e il ridimensionamento della burocrazia;
7.    il settimo ambito di intervento prevede "maggiori investimenti in ricerca e formazione” con l'obiettivo di aumentare le spese per l’istruzione, la ricerca e lo sviluppo specie per progetti che perseguano obiettivi di sostenibilità ambientale e digitalizzazione con un rilevante effetto sull’incremento della produttività;
8.    questa linea di intervento individuata è quella per "un’Italia più equa e inclusiva” finalizzata a "ridurre le disuguaglianze e la povertà, migliorare l’istruzione e la conoscenza degli strumenti digitali, ottenere una migliore qualità della vita nei centri urbani e nelle periferie, ridurre il gap infrastrutturale fra Nord e Sud.”

9.    l'ultima linea di intervento è quella per un "ordinamento giuridico più moderno ed efficiente” che punta alla riduzione dei processi, attraverso l’adozione di interventi di riforma e il potenziamento e adeguamento delle risorse di personale e tecnologiche, ma anche interventi di edilizia giudiziaria.

Il piano, come detto, punta anche al rilancio e allo sviluppo di settori e filiere economiche di particolare rilevanza.  Il primo ambito è naturalmente il settore sanitario, messo a dura prova dall'emergenza epidemica - nel quale l’obiettivo è quello di migliorare la qualità dell’assistenza, la capacità ricettiva degli ospedali compresi i letti di terapia intensiva e incrementare il personale, oltre alla digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini, promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina - poi turismo, patrimonioculturale, spettacolo, automotive, siderurgia ed edilizia.
Un quadro organico, che naturalmente è ancora in via di definizione e dovrà subire il vaglio della Commissione ma che delinea una percorso per modernizzare l’Italia e la nostra regione.
Per le condizioni del Molise e le caratteristiche del nostro territorio e delle sue vocazioni culturali e produttive, un programma di interventi che estenda e potenzi le infrastrutture logistiche e tecnologiche riducendone l’isolamento sociale ed economico (attraverso la realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria sulla dorsale adriatica ed il collegamento a banda larga delle aree interne), accresca le sue potenzialità economiche (attraverso il supporto al turismo sostenibile, al patrimonio culturale e al recupero edilizio specie nei piccolo borghi) e punti a ridurre il gap tra Nord e Sud (migliorando, accanto alle infrastrutture materiali l’istruzione e la conoscenza degli strumenti digitali), rappresenta davvero il miglior modo di iniziare a scrivere il suo futuro.

 

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